sabato 5 gennaio 2008

E' sempre la stessa storia.....

A Napoli dovrebbero bruciare le ecoballe, peccato però che siano taroccate.E coballa, basta la parola. E tutti giù a ridere. O a piangere. Perché a Napoli, uomini dello Stato, superuomini della Protezione civile e governatori onnipotenti sono stati sommersi dalla marea montante di monnezza che dopo aver saturato gli impianti di Caivano, Giugliano, Tufino, Santa Maria Capua Vetere, Casalduni, Battipaglia e Pianodardine ora tracima tra vicoli, strade e piazze della Napoli che ricordiamo sontuosa e regale.Inutile ironizzare: l'ecoballa di nome e di fatto - è un neologismo da tenere a mente, l'inizio e la fine della storia della spazzatura napoletana. L'ossessione dell'ecoballa ha nomi e cognomi politicamente in voga esattamente dieci anni fa di questi mesi.Come dire:l'inutilità della variabile tempo nella costante e crescente produzione di monnezza napoletana. I due nomi sono quelli di Edo Ronchi, ministro dell'Ambiente del primo Governo Prodi, che insieme con Antonio Rastrelli di Alleanza Nazionale, allora presidente della Regione, coltivano l'idea di trasformare la Campania in una sorta di Danimarca. Una strana coppia di tecnocrati: l'ex picchiatore di Democrazia proletaria e un anziano signore con passioni monarchiche iscritto al Movimento sociale dal 1948. In Campania, dove la raccolta differenziata è stata inaugurata solo sei anni fa e viaggia faticosamente verso il 13% ( a Brescia, solo per fare un esempio, ha raggiunto quota 39%), Ronchi e Rastrelli concepiscono un piano monumentale: immense aree attrezzate dove la spazzatura scaricata dai camion si trasforma in ecoballe che poi- secondo i loro ottimistici progetti- sarebbero state bruciate nel termovalorizzatore di Acerra, quello eternamente in costruzione.In questi anni, di ecoballe ne sono state confezionate cinque milioni, equivalenti a sei milioni di tonnellate ( una ecoballa pesa 1,3 tonnellate). Dovrebbero valere come denaro sonante: per i termovalorizzatori, sono come la benzina per le automobili. Invece, guaio nel guaio, il potere calorifico di quelle napoletane è ridotto all'osso: troppi residui di umido. L'azienda che si è aggiudicata l'appalto, la Fibe del gruppo Impregilo, secondoi giudici non avrebbe rispettato il capitolato megalomane redatto dal duo Rastrelli-Ronchi. La Procura di Napoli ha messo tutti sotto inchiesta. Se fosse vero quello che sostengono i giudici, invece di carburante siamo in presenza di spazzatura pressata e puzzolente. L'ecoballa taroccata potevano inventarla solo qui. Già, ma il termovalorizzatore di Acerra come farà a bruciarle? Niente paura, dicono a Napoli, basta aggiungere vecchi copertoni di automobile per elevarne la capacità di combustione. Oppure buttare tutto in discarica. Ecco il punto: le discariche. Pure Nembo-Kid-Bertolaso, il domatore dei cataclismi e delle tragedie di mezzo mondo, il supercapo della Protezione Civile tuffato da Romano Prodi nell'oceano di monnezza campana, si è arreso di fronte all'enigma che ora deve risolvere il prefetto Pansa o il viceprefetto da lui delegato: scovare almeno un paio di discariche nel più breve tempo possibile. Non che non ci siano. Solo che in Campania nessuno le vuole. Il no a discariche pubbliche e controllate significa l'approvazione plebiscitaria a un'immensa discarica collettiva che s'insinua tra vie, piazze e quartieri. Chi conosce bene la questione, parla solo con la rassicurazione di non essere citato: «A Napoli e provincia è impossibile accelerare anche sulla differenziata perché non sono state definite le mappe degli impianti dove depositare questo genere di rifiuti».È il metodo Campania, se dell'appellativo di metodo possiamo fregiarlo, che è sbagliato due volte. La prima perché nessuna grande regione ha scelto un unico sistema di raccolta (fondata sull'ecoballa), la seconda perché nessuno si è legato mani e piedi a un'unica azienda per lo smaltimento dei rifiuti urbani. Per verificare le conseguenze generate dal fallimento di un piano eccentrico è sufficiente accendere la tv o sfogliare un giornale. REAZIONE RAGAZZI!

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